Oggi è l'ultimo giorno prima che l'Italia si colori di rosso di giallo e di arancio. Non si sa quando questa nuova emergenza finirà.
Pare che i parchi resteranno aperti, ma, nell'incertezza, verso mezzogiorno andiamo al laghetto. Arriviamo questa volta dalla via Platone.
Sul vialetto affiancato da aceri vediamo foglie cadere in continuazione: qualche impercettibile refolo d'aria basta a staccarle dai rami. Si vede che è proprio giunto il loro momento.
Il prato è stato rasato ancora una volta. Si salvano nell'erba dei fiorellini gialli piccolissimi.
Aggiornamento: si tratta di Oxalis sp.
Una pianta dello stesso genere della comune acetosella, che ha le foglie uguali, ma i fiori bianchi o rosati. Le foglie sono composte da tre foglioline, simili a quelle del
trifoglio, a forma di cuore con la punta rivolta verso il picciolo. Sono tre le specie più comuni a fiore giallo, O. stricta, O. dillenii ed O. corniculata e forse la più diffusa da noi è O. stricta: da verificare. Ringraziamo Forest e FNM per i suggerimenti: vedi qui
Oxalis sp. |
Fiore e delle foglie dell'Oxalis |
Una farfalla bianca, di certo una Pieride, si accontenta di posarsi su una foglia, in mancanza d'altro.
Alberi
Giunti presso la nostra meta, facciamo un giretto fra gli alberi dei paraggi.
Gli aceri rossi sono completamente spogli |
Il gruppo di cinque ciliegi, invece, ha la chioma densa e fitta |
Solo la volta scorsa questo stesso scorcio era incorniciato da foglie rosse, ora a terra |
I gelsi reggono ancora bene. Il prato è cosparso di foglie dei platani |
Ai margini del recinto un tiglio conserva parte delle foglie, La maggior parte degli esemplare di questa specie le ha perse, qui come nei viali della città. |
Foglie, bacche e nuove specie
La foglie di un giovane acero sulla riva del laghetto |
La foglia di uno dei numerosi ontani spuntati sulle rive. |
La aiuole del piracanta sono state potate da poco e molti dei bei frutti sono andati persi, ma non tutti. Al centro della foto, quelli che sembrano dei pennacchi, sono infruttescenze della vitalbaba |
Nuovi alberi? Il caso dei bagolari
Sono almeno tre le piantine di bagolaro che tentano di insediarsi al laghetto. Una spunta persino fra i massi sulla riva. É difficile che possa sopravvivere, ma da qualche anno ci prova. Altre due si nascondono nei cespugli del piracanta.
Rametti di bagolaro spuntano in mezzo al piracanta |
Bagolaro (Celtis australis) e disseminazione
Il bagolaro ci dà un bell'esempio di come gli alberi sono capaci di diffondersi a distanza. Evidentemente i loro semi sono arrivati per vie naturali al laghetto, e probabilmente arrivano ricorrentemente; alcuni sono germinati e ora, diventati piantine, cercano di svilupparsi.
Ma da dove vengono questi semi, dato che di bagolari al Parco non c'è traccia? Quelli adulti più vicini sono lungo le vie Pacini e Ripamonti, ad almeno 200 metri di distanza.
Detti anche spaccasassi (Celtis australis), sono alberi robusti, resistenti e possono diventare maestosi. Sono molto usati per viali. Milano ne è piena.
Producono numerose piccole bacche (più esattamente drupe), dette bagole, gradite agli uccelli, che se ne cibano... il resto lo potete immaginare. Questo tipo di disseminazione si chiama zoocora.
Per altre info:
- https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=7687
- http://dryades.units.it/udine/index.php?procedure=taxon_page&id=285&num=3644
- https://it.wikipedia.org/wiki/Disseminazione
Cadono le foglie, mentre...
Le mascherine si dovrebbero inserire in un sacchetto robusto. Ci arrangiamo come possiamo con un bastoncino. Non distante c'è un cestello dei rifiuti, sempre ben curato dagli operatori di Gelsia Ambiente: bravi almeno loro!
Sarà un segno dei tempi, ma non è il solo: per tutto il tempo passato lì sentiamo in sottofondo le sirene delle autoambulanze: l'ospedale di Desio è a un chilometro di distanza.
I tempi della natura e i nostri
Qui al laghetto abbiamo un piccolo esempio di come la natura abbia tempi e prospettive ben diverse da quelle con cui siamo abituati a pensare. Le progenitrici delle comuni libellule, che ora vediamo qui, alcune intente tranquillamente alla riproduzione, volano sulla terra da più di 300 milioni di anni, molto prima dell'era dei dinosauri e sono sopravvissute a numerose estinzioni di massa.
Sympetrum striolatum |
Coppia in ovodeposizione |
Che dire? Forse noi, discendenti dal genere homo, apparso forse 2,5 milioni di anni fa, dovremmo essere più consapevoli della nostra fragilità e di quella dell'ambiente che stiamo pesantemente manipolando. Pur diventati homo sapiens da 200.000 anni, abbiamo ancora molto da imparare.
sei un poeta
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